Dott.ssa Sara Cappelli
Psicologa e Psicoterapeuta
La vita dei bambini ai tempi del corona virus
“Certo che deve essere proprio strano per te stare a casa tutto il giorno, quando sei abituato ad avere la settimana sempre molto piena, chissà cosa si prova?” chiedo, “VUOTO”.
In questo modo mi risponde un piccolo pazientino durante una seduta dal clima decisamente diverso, in cui si percepisce l’emergenza Coronavirus ma ancora si è storditi, tutto è ancora poco chiaro e si sa, un evento nuovo e misterioso mette in atto meccanismi difensivi arcaici. La psiche di tutti infatti, bambini compresi, attiva una serie di “misure” utili a difendersi da ciò che considera ignoto.
Adesso è un momento di reale emergenza, il Covid 19 ha in sé quelle caratteristiche che lasciano tutti spiazzati: non c’è una cura accertata, si espande velocemente e sembra essere incontrollabile. Tutte queste caratteristiche mettono in allarme la nostra psiche e veniamo inondati da emozioni difficili da controllare: si prova paura, tanta paura, che diventa angoscia di fronte a qualcosa di ignoto; si ha la sensazione di perdere il controllo, ci si sente vulnerabili, si arriva a sentirsi smarriti e iniziamo a fare i conti con un forte senso di impotenza.
Noi adulti abbiamo una mente strutturata e questo ci permette, in condizioni di calma, di razionalizzare e trovare delle risposte adattive di fronte all’emergenza. Ma pensiamo ad una mente infantile, che non ha quelle barriere protettive che lo aiutano a schermarsi dal bombardamento mediatico e da un clima di ansia che pervade le case e gli adulti. La loro mente cerca di trovare un senso a quello che sta succedendo, inventano e fantasticano a modo loro se non trovano nella realtà la giusta spiegazione a tutti i cambiamenti che vivono.
Perché di cambiamenti ne vivono eccome! Il mio pazientino ne sa qualcosa, e lui può essere rappresentativo della categoria di bambini dei giorni d’oggi. Di norma sono abituati ad avere la settimana scandita da impegni: lo sport, il corso di musica, il catechismo, il corso di teatro, inglese … chi più ne ha più ne metta! Tutte queste attività strutturano il tempo e la personalità dei bambini.
Ma cosa succede quando questo ritmo viene a mancare? Ci si trova con quello che il mio pazientino ha definito il “vuoto”. Il vuoto, l’assenza, ci tengo a dire che può avere varie sfaccettature e valenze diverse, che qui però non starò a descrivere.
Per molti un tempo vuoto può essere fonte di angoscia. Quel vuoto infatti, se da una parte contiene delle possibilità creative, dall’altra ci mette in contatto con emozioni che con fatica cercavamo di tacere. Anche i bambini possono essere spaventati da un tempo vuoto, a cui non sono abituati. La noia li assale, fanno fatica ad inventare, si innervosiscono, pretendono attenzioni e qualcuno che di nuovo gli strutturi la giornata. Di fronte all’insofferenza, chiedono di stare ore davanti alla televisione, al cellulare o con i videogames; mangiano per noia, per nervosismo; diventano irritanti. E il clima in casa rischia di scoppiare, se incontra anche il nervosismo e la stanchezza dei genitori (ma questo è un altro capitolo).
Ma il vuoto ai tempi del Coronavirus, per i bambini, è anche un tempo da inventare.
La possibilità di riscoprire un tempo lento, dove non ci sono corse frettolose, dove “con calma”, una parola ormai usata pochissimo, si possono organizzare le varie attività della giornata.
È il tempo della riscoperta del gioco libero, delle attività in famiglia, della fantasia. Inventare è riuscire ad entrare in contatto con quello che si sente, esprimerlo. Inventare è la vittoria sulla noia: ma come ogni lotta, bisogna prima farci i conti con questa condizione a molti sconosciuta, proprio perché impedita durante tutta la settimana dai mille impegni programmati. Inventare è poter pensare, è concedersi un tempo per riflettere, attività anche questa poco sperimentata durante i ritmi frenetici della quotidianità. Una volta, una paziente adulta mi disse che le due ore a settimana in cui ci vedevamo, erano gli unici momenti in cui lei si concedeva di potersi fermare, e pensare a quello che le stava succedendo.
Scenari diversi possono emergere, quindi, quando c’è un blocco forzato come ora con l’emergenza Coronavirus. Ma questa condizione ha in sé mille potenzialità, se sappiamo coglierle. Ci permetterà di riscoprire un tempo diverso, più “umano”, il tempo della famiglia e degli affetti, il tempo della lettura e della creatività, il tempo delle cose semplici, di una torta fatta in casa, dei giochi in giardino, del riposo.
Il fermo ci mette in contatto con la mancanza: degli amici, delle abitudini, della vicinanza tra le persone. E per quanto può essere sofferta, questa esperienza potrà anche mettere in moto il cambiamento che, in altre circostanze, non riuscivamo a concederci. E ci farà riscoprire il senso di quello che si ha e si vive.
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Dott.ssa Sara Cappelli
Psicologa e Psicoterapeuta
Iscritta all 'Albo degli Psicologi, matricola: 20447
Sono una psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo psicoanalitico, diplomata presso la Scuola di psicoterapia ASNE-SIPSIA (Istituto Winnicott) specializzata in infanzia, adolescenza, coppia e nata all’interno del prestigioso Istituto di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Roma “La Sapienza”.
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